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Altarini di qua e di là . Questa è la politica

Mastella – Bossi, con le loro ultime posizioni danno da pensare.

Dobbiamo abituarci a leggere attraverso le parole per andare oltre, nelle intenzioni di lungo periodo dei nostri politici

Qualcosa bolle in pentola ed i fatti ultimi lo dimostrano. Che l’on. Mastella sia un camaleontico insofferente ed istrionico personaggio del panorama politico italiano, lo si è sempre saputo. Che l’on. Umberto Bossi abbia saputo sobillare e placare le masse padane, parlato una volta pro ed un’altra contro d’uno stesso argomento, è altrettanto risaputo. Ma perché proprio oggi, viene da dire, questi due personaggi vengono fuori a fare dichiarazioni sconcertanti? Sì, il primo se ne è uscito confessando un patto segreto con Pier Ferdinando Casini all’incirca un anno fa: «Facemmo il patto che, se si fosse fatto il proporzionale noi ci saremmo presentati insieme» ha ammesso. Lo scopo era, manco a dirlo, il Grande Centro. Il secondo, il senatùr, ha rinnegato la quintessenza della linea della Lega nord: la secessione. E’ una operazione di desecessionismo. Una cosa come il caffè decaffeinato oppure la birra analcolica. «La libertà dei popoli del Nord -ha proclamato solennemente- può essere ottenuta solo percorrendo vie democratiche. Secessione è una parola di cui sono nemico. Sbagliano quei militanti che ancora la invocano, non ci crede più nessuno. Indipendenza, non secessione». Sappiamo, però, con certezza matematica, quale sia stato, e quale sia, il commento dei “Borghezio” di turno seduti attorno ad un tavolo, davanti ad un bel boccale di vin cotto. Si tratta di due lupi, Mastella e Bossi, ai quali certamente bisogna pensarci bene prima di affidare loro le pecore. E su questo non ci piove. Ma bisogna ammettere che il logorroico presenzialismo del primo anche in questioni che non riguardano direttamente il suo dicastero «sulla finanziaria rischiamo il Ko» oppure «è arrivato il momento di un ritiro parziale dall’Afganistan» e il coniglio dal cilindro tirato fuori dal secondo contro il secessionismo, non ce la contano giusta. Per interpretare queste parole, incastonandole nel periodo storico politico che stiamo vivendo dove la maggioranza che governa è posizionata nel bel mezzo di migliaia di spade di Damocle, è necessario andare oltre le semplici affermazioni. Significa cioè che queste posizioni nascondono, ciascuna, un progetto: Mastella, menando can per l’aia in continuazione, sarà quello che farà cadere questo governo di centrosinistra; Bossi, invece, prepara il “terreno” ideologico per allearsi con il centrosinistra quando ciò accadrà dal momento che sa, ma capiamo che non può dirlo, che l’era Berlusconi è finita. Quando mai perdonerà il Silvio nazionale per aver perso il referendum propositivo sulla devoluzione! Umberto Bossi sa che la Cdl con a capo Pier Fierdinando Casini, è una semplice chimera, un sogno, sin tanto che è in vita l’on. Silvio Berlusconi. Infatti, «se lo sogna…» ha affermato l’ex premier e, finché il Cavaliere si ostinerà a voler essere leader, la Cdl non vincerà più neanche a briscola. Come per l’on. Fini la cui gogna fu il giogo della forca caudina: «Il fascismo male supremo» dichiarazione necessaria per poter aspirare a ricoprire cariche di governo del Paese, peregrinando per le comunità ebraiche di mezzo mondo con il capo cosparso di cenere, così Umberto Bossi si sottopone alla gogna del giogo, «niente secessione», per potersi accreditare ed allearsi, nel prossimo futuro, con il centrosinistra. Lo sappiamo e, anche se queste rimangono solo delle illazioni, il tempo è galantuomo e si vedrà.
La posizione dell’onorevole Mastella qualifica in maniera significativa, le difficoltà di imparentamento politico nell’ambito dei due poli. Gli schieramenti di destra e di sinistra sono, allo stato dei fatti, delle insalate miste spesso contrapposte ed egli sembra pronto ad approfittare di questa bailamme. Mastella è un caso e questo caso è emblematico. Egli, ha ambizioni personali di smisurata portata. Con la scusa del “Grande Centro” vuole passare alla storia per essere stato l’uomo di centro del Grande Centro. Si potrebbe affermare che non esiste continuità in nessuna cosa se non nell’apparenza e che questa apparenza di continuità sia disseminata di discontinuità. Una linea non sarebbe proprio una linea. Essa costituirebbe una serie infinita di punti. Tra due punti presi a casaccio da questa serie infinita di punti, ci sarebbe sempre un altro punto, cioè: lui.
Mastella ha poi fatto lo sgambetto a Casini, a quel Casini le cui ambizioni non sono certo da meno. Ma l’ex Presidente della Camera, sembra invecchiare male: “sbarella” politicamente. Ambizioni emerse dall’epoca della finta contrapposizione ideologica con l’ex segretario dell’Udc Marco Follini. Già, è facilissimo immaginare che la farsa tra i due fosse congegnata in maniera che Casini continuasse ad abbindolare Berlusconi fingendosi suo amico per far dire, per bocca di Follini, tutto quello che, invece, pensava di lui. Dell’approccio con Mastella, di questo accordo segreto per il Grande Centro, però, Casini non ha dato alcuna spiegazione e, sinceramente, non ci ha fatto una bella figura «da Casini mi sarei aspettato dialettica politica, ma non certo un tradimento di questo tipo…» ha sentenziato il leader di Forza Italia. «Chi è lui per dire queste cose, egli non ha il monopolio dei moderati» avrebbe detto l’on. Cesa confermando la sua totale e sconcertante estraneità ai fatti della politica.
Povero Berlusconi, è stato ingannato dallo scherzetto sapiente che, Casini e Follini d’accordo, gli hanno tirato. Tutto si può dire del Cavaliere ma non che non sia un sentimentale. Queste cose non se le aspetta perché non le fa. Sotto questo aspetto è un bambino specie quando ha creduto che l’uscita di Follini dalla guida dell’Udc avrebbe eliminato ogni attrito ed ogni impedimento alla politica della Cdl. Non immaginava certo che quella lite Casini-Follini fosse stata concertata a tavolino. Nulla è lasciato al caso. Dobbiamo abituarci a leggere attraverso le parole per andare oltre, nelle intenzioni di lungo periodo dei nostri politici. Ciò che deve captare la nostra attenzione, non sono certo gli accordi segreti confessati tra Mastella e Casini, neanche il buonismo improvviso di Bossi, è la codifica di atteggiamenti che sono anticipatori di strategie politiche future ed inimmaginabili.

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