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La politica delle parole e quella dei fatti. La tendenza in futuro

«D’alema, fa qualcosa di sinistra!», oggi, così direbbe Moretti nel suo film. Ciò che si dice non conta, è rilevante ciò che si fa. La corrispondenza tra l’una e l’altra posizione, è una mera opzione politica.
L’inadempienza fattuale dell’impegno, trova, pur sempre, in corso di legislatura, giustificazioni attribuibili ad impedimenti dovuti a congiunture internazionali, a ragioni di opportunità sopravvenute e via discorrendo. Ma, la considerazione che viene spontanea proporre è che la linea di demarcazione che ha contraddistinto i due Poli sino ad oggi, rischia, ormai, di sparire nella politica dei fatti persistendo solo nell’aspetto teorico. Ciascuno dei due schieramenti, contrapposti ormai, solo per ubicazione topografica, allo stesso tempo, può fare e porre in essere programmi, idee e progetti politici anche se fortemente connotati e tipici dell’avversario. Insomma, l’una parte tiene conto del “parlato” dell’altra ponendolo in essere, quando invece, ciascuna di esse ne prescinde quasi sistematicamente al suo stesso interno, non realizzandolo nella pratica. Se la sinistra attua le liberalizzazioni in tema di politica economica, ragiona ed applica punti di forza di destra. Così facendo, si dà vita ad un sistema nuovo di governare che potrebbe divenire consuetudine.
Non c’è scandalo, solo sorpresa per una mossa studiata che lascia di stucco l’avversario posto di fronte al fatto compiuto.
Un ex sindacalista, oggi, Presidente della Camera ed esponente della maggioranza di centrosinistra, imbarazzato al cospetto dello scontro sociale scatenatosi per le ragioni dei tassisti, si è trovato costretto ad esibire una diplomazia tipica di un destrorso. L’on. Fini, in Parlamento, a proposito dell’aggressione subita dall’on. Mussi da parte degli stessi tassisti, ha parlato dell’importanza della concertazione preventiva e non successiva con le parti sociali. Esempi di questo genere se ne avranno ancora. Appoggiare, avallare, ma soprattutto realizzare programmi che un Polo avversario “sbadato” non ha saputo concretizzare, pone questioni serie ed allo stesso tempo, singolari.
La bontà di un progetto, allora, prescinde dalla qualificazione politica intrinseca del versante destro o sinistro che lo ha partorito? Oppure, è una trovata per una sorta di captatio benevolentiae? Forse. Ma oggi appare un sistema idoneo ad annichilire l’opposizione che, a quel punto, non può che gradire la soluzione di problemi a lei stessa a cuore. Tra destra e sinistra, a conti fatti, esistono solo differenze, diciamo per esagerare, “estreme”: dittatura del manganello da una parte e del proletariato dall’altra. Per il resto, diciamoci la verità, l’uno e l’altro schieramento, spogliato della retorica inutile del guazzabuglio filosofico-politico, si può permettere di fare tutto ed il suo contrario. Sembra proprio questa la tendenza per il prossimo futuro. Si governerà con la tecnica del “judoka” sfruttando, cioè, a proprio vantaggio, la forza dell’avversario, approfittando delle idee e delle proposte politiche “dette”, attuandole. Come si fa ad opporsi quando un programma, un proposito, una idea politica bramata, viene realizzata anche se dallo schieramento opposto? Respingere le soluzioni ai problemi, anche contro i propri interessi, rende pretestuosa e controproducente l’opposizione. Un elettorato attento non è disposto a sostenere uno schieramento che rifiuta, a priori, anche quando non sarebbe il caso. Tale atteggiamento porterebbe, conseguentemente, ad una caduta di consenso elettorale. Non ha senso lamentarsi quando si dovrebbe essere soddisfatti. Stessa cosa farà il centrodestra quando si alternerà alla guida del Paese considerando, per esempio, le ragioni dei movimenti, dei centri sociali ed il dialogo con i sindacati. Questa è, allo stato delle cose e degli equilibri, una soluzione che lenisce l’acerrima contrapposizione del muro contro muro degli opposti schieramenti. A maggior ragione, se il Paese è diviso e spaccato al 50%, quest’ultima, non può che essere la strada per poter governare. La contrapposizione ideologica avrà bisogno di affinare le proprie ragioni d’essere approfondendo l’analisi politica in maniera più seria e radicale per poter essere credibile e meritare proseliti. In questa nuova ottica, il boicottaggio e l’ostruzionismo non troveranno facilmente cittadinanza, ma soprattutto, nessuna giustificazione.

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