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Ciascuno voti secondo coscienza

Fare politica non significa seguire la propria coscienza. Si arriva a questo assunto quando ci si scosta dalla linea del partito di appartenenza avvertendo una dissonanza tra quanto si sente di fare e quanto invece viene deciso dai vertici. Votare secondo coscienza è un lasciapassare che autorizza alla deroga e preserva da fratture ed incomprensioni interne. Ma, allora, tutte le altre decisioni possono fare a meno della coscienza, oppure si tratta di stabilire diversi livelli di coscienza tra quanti possono essere derogati e quanti invece no?
Al cospetto di tali divergenze “ammesse”, l’elettorato non può che non avanzare dubbi. Eppure le decisioni, i programmi, le intenzioni dei partiti dovrebbero tutte essere sottoposte al vaglio intimo, onesto, secondo coscienza e svincolate da obiezioni. Sgombrare il campo da incertezze ed ambiguità, è il migliore sistema per convincere l’elettore a perorare una determinata posizione politica. Segue la propria coscienza, per esempio, il senatore Pallaro eletto all’estero, quando vota una volta a destra ed una a sinistra? Il senatore Follini quando vota NO al referendum confermativo in disaccordo col suo partito?
Ci sarebbero, quindi, decisioni che non prescinderebbero dal vaglio della coscienza ed altre che possono farne tranquillamente a meno. Tra chi dissente e chi concede il dissenso, si crea un accordo ufficiale che doveva rimanere segreto ma che, per forza di cose deve connotarsi esternamente qualificandosi senza conseguenze negative. Si tratta, per l’obiettore, di non poter transigere assecondando una decisione moralmente opinabile; per il partito, omologare una transazione che, per opportunismo e senza coscienza, sarebbe censurabile per postulato.
La verità è che, le transazioni “secondo coscienza”, evitano ulteriori divisioni e mascherano una unità fasulla di facciata in attesa del rientro nei ranghi dell’obiettore di turno.
Se tutto ciò corrisponde al vero, se alla coscienza può essere messo o tolto il bavaglio a seconda delle esigenze della politica, siamo al cospetto di una aberrazione. Non c’è che dire, perchè dovrebbe essere sempre e comunque la politica ad essere subordinata alla coscienza e non viceversa.

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