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Intervista all’on. Massimo Romagnoli

Intervista all’on. Massimo Romagnoli neodeputato di F.I. per gli azzurri nel mondo

Come si è svolta la compagna elettorale?

Innanzitutto con continui viaggi in tutta Europa. Trenta Paesi concentrandomi soprattutto in 4 Stati di forte presenza di nostri connazionali come l’Inghilterra, il Belgio, la Francia e la Spagna senza trascurare le piccole nazioni con poca presenza di italiani tipo l’Ungheria, la Romania, la Turchia e, ovviamente la Grecia. Ovunque insomma, dove gli italiani sentono il bisogno di essere valorizzati. Per questo merito al grande ministro Tremaglia che, con le sue battaglie, affiancato del governo Berlusconi, varò la legge del voto degli italiani all’estero. In questo modo si dà visibilità a quanti hanno lasciato la Patria per i motivi più disparati: salute, lavoro, amore o studio ma che hanno sempre voluto mantenere un rapporto con la madre patria. Ci sono circa 50 milioni di oriundi italiani residenti all’estero e questi si sentono più italiani di quelli che vivono in Italia, per una forma di orgoglio, comprano italiano, vestono italiano, i loro soldi li spendono in Italia quando vanno in vacanza.

L’italiano all’estero non ha perso e non vuole perdere il legame con le proprie tradizioni?

No, e l’ha dimostrato. Il 42% degli italiani all’estero, ha votato, questo vuol dire che tengono all’Italia. Quando sentono l’inno italiano, lo cantano, in Italia ci limitiamo ad ascoltarlo, perché? Perché quelli si sentono veri italiani a cui l’Italia manca, l’apprezzano di più, è come la mamma che, anche se sbaglia, è sempre la mamma.

Il ministero degli italiani nel mondo è necessario? Si è ventilata la possibilità di eliminarlo. E’ possibile una cosa del genere?

E’ possibile, ma sarebbe una sciocchezza, perché in questo modo si elimina un punto di riferimento per i residenti all’estero. Ma perché toglierlo dal momento che è costata tanta fatica per poterlo mettere su? Ha fatto tanto, ha fatto conoscere gli italiani agli italiani. Il ministero degli italiani nel mondo si differenzia da quello degli esteri proprio per questa prerogativa, promuove gli italiani prima che l’Italia. Quando mi hanno chiesto se avessi scelto la commissione esteri, io ho detto no perché agli italiani che vivono all’estero non gliene può fregar di meno della Convenzione NATO o dell’ONU, perché non gli riguardano. Io andrò a scegliere una commissione per le politiche sociali, fare fronte a problemi di integrazione.

Lei è residente in Grecia, come sono gli italiani residenti in Grecia?

Si tratta di una emigrazione completamente diversa da quella degli italiani emigrati in Germania, in Belgio o in Svizzera. Intanto non sono lavoratori. In maggioranza sono imprenditori oppure liberi professionisti. Essi sono andati a formare famiglie miste a partire dalla seconda guerra mondiale e poi, successivamente, a causa del numero chiuso delle università greche, molti ragazzi dai 19 ai 30 anni si trasferivano in Italia per studiare. Quelle sono età in cui ci si fidanza, ci si innamora. Una volta sposati, però, la tendenza è quella di ritornare in Grecia.

Il senatore Germanà, in una intervista, disse che il candidato tipo è quello che non ha problemi economici. Lei corrisponde a questa descrizione. Perché ha deciso di candidarsi?

Le racconto un piccola storiella che corrisponde alla verità. Nel 1999, ho avuto dei seri problemi di salute, all’epoca ero già imprenditore, questa è una storia che pochi sanno. Ebbi una pausa che durò sei mesi durante i quali sono stato molto male. Allora capii che la vita non è soltanto lavoro e che ci doveva essere altro, qualcosa che rimane. Allora pensai di fare qualcosa nel sociale. Ero in ospedale a Parigi e lì conobbi un degente come me con il quale, chiacchierando del più e del meno, si parlò di questi italiani all’estero. Premetto che, nel 1999, residente in Grecia, non conoscevo nessun italiano, né alcuna autorità. Ero iscritto soltanto all’aire a causa di problemi con il passaporto, ma, all’epoca, ignoravo la sua funzione e poi frequentavo solo ambienti greci. Una volta tornato in Grecia, questo amico mi chiamò parlandomi del Presidente Berlusconi, che per me fino a quel momento altri non era che il presidente del Milan, che stava formando sedi di Forza Italia all’estero chiamate Azzurri nel mondo. La cosa mi appassionò e pensai che avrei potuto fare qualcosa anch’io per i miei connazionali in Grecia. E cominciai. Allora i Comites non facevano nulla, io cominciai a creare un movimento in Grecia che subito riscontrò interesse ed entusiasmo, conobbi il Console, l’Ambasciatore. Poi fui invitato a pranzo ad Arcore dal Segretario Generale dell’associazione Giancarlo Formaggio. Mi ricordo che c’era anche il sindaco di Milano Albertini. Berlusconi mi caricò e da lì cominciarono le mie collaborazioni con lui a partire dalle campagne elettorali in Sicilia. Cominciai a girare per il mondo, per l’Europa, principalmente, Bulgaria, Romania, Croazia, Russia, Ungheria, Polonia. Suscitavo interesse perché, sino ad allora, nessuno si era interessato agli italiani all’estero. Questa è una storia che non è conosciuta. Non le dico le spese. Con lo stipendio da deputato, mai e poi mai avrei potuto pensare di recuperare quello che ho speso.

Quanto ha speso?

Ho evitato di acquistare delle case per investire in campagna elettorale.

Centinaia di migliaia di euro, 200, 300, 500 mila?

Di più. Quattro anni di campagne elettorali, hanno preteso uno sforzo economico enorme per arrivare al risultato e creare l’immagine di Massimo Romagnoli affinché il Presidente Berlusconi lo mettesse capo fila in Europa. Dovevo creare questo candidato e questo candidato è costato. Poi magari nell’ultimo mese ho speso di più. Tenga presente che con me hanno collaborato 56 persone nell’ultima campagna elettorale. Viaggi da una parte all’altra dell’Europa.

Si può dire che la metà dell’intero budget l’abbia speso per le politiche?

E’ stato uno sforzo notevole. La cosa che mi ha emozionato tantissimo è stato lo spoglio. Tanti amici si sono congratulati ed hanno goduto con me delle mia vittoria. Al solo pensiero mi viene la pelle d’oca. Io, naturalmente, ho preso degli impegni, non di tipo economico, ci tengo a precisare ma come quelli di creare una vera struttura di Forza Italia all’estero che sia vicino a tutti i cittadini italiani e di crearne altre a Londra, Manchester, Francoforte, Colonia, Berlino, Liegi, Madrid.

L’on Picchi deputato eletto come lei per gli azzurri nel mondo ha parlato di diverse tipologie di emigrazioni delle quali, quella del terzo tipo, imprenditori e professionisti, avrebbe fatto perdere alla Cdl le elezioni. E’ d’accordo?

Tremaglia ha vinto. Sono uno dei pochi a dirlo ma, secondo me, ha vinto perché lui ha portato il 42% degli italiani residenti all’estero, alle urne. Ha creato un interesse per gli italiani all’estero mai visto prima. Mi dispiace per Picchi se si sia espresso così. I voti di AN, FI, UDC e Lega, sommati insieme sono superiori a quelli dell’Unione, per cui non ha perso Tremaglia, non ha perso il centrodestra in Europa, ha perso il metodo, la disorganizzazione perché se andavamo uniti noi vincevamo. Noi avremmo preso 460 mila voti uniti, l’Unione 430 mila, quindi abbiamo vinto. Tremaglia ha sbagliato a non insistere a voler fare la lista unitaria.

Contro la logica, perché?

Se devo essere sincero, per me, è stato mal consigliato dai suoi consiglieri politici. L’hanno preso in giro e lo dico pubblicamente, senza vergognarmene assumendomene tutte le responsabilità. E’ stato preso in giro dai suoi consiglieri politici. Questa è la verità, gli hanno fatto credere una situazione che non era quella reale. Lui credeva che tutti i voti degli italiani all’estero fossero suoi e di AN. Noi, con questo sistema, da una parte abbiamo vinto in quanto Forza Italia perché siamo il primo partito anche all’estero, dall’altra abbiamo perso perché, disuniti, non abbiamo potuto superare la lista di centrosinistra.

Secondo lei è un voto di protesta, a casaccio del classico moderato indeciso? Oppure ha vinto la logica di Pallaro che avrebbe appoggiato qualunque governo?

Io sono contrario a questa logica. Allora io che devo fare? Devo cambiare casacca per andare con il centrosinistra? Anche se Pallaro si è espresso in questi termini prima dell’esito elettorale, un individuo sta in una squadra, nel bene e nel male. Non dobbiamo dimenticare che Luigi Pallaro è il presidente degli azzurri nel mondo in Argentina che rappresenta legalmente Forza Italia. A me dispiace quello che lui ha detto. Io lo conosco da amico perché so cosa c’è sotto, ma non lo capisco politicamente.

La prima cosa che lei farà per gli italiani all’estero.

Prima di essere eletto ho fatto un programma, rispetterò il mio programma perché come cosa principale, una cosa che ho veramente a cuore, è quella di passare l’informazione esatta agli italiani che vivono all’estero. Perché quello che manca in questo momento è avere l’informazione di ciò che accade in Italia. Molti vogliono tornare in Patria ma non hanno una casa e se c’è un concorso di case popolari, trovo giusto che si sappia anche all’estero. Così come i concorsi. Informazione quindi e questa si può fare attraverso semplici istituzioni di assessorati di nostri concittadini residenti all’estero in ogni comune d’Italia. Cercare di far arrivare corsi di lingua italiana perché il problema di tanti italiani è che oggi non parlano la loro lingua. Io ho dovuto tenere due comizi in siciliano perché non capivano l’italiano.

Vi incontrerete voi deputati e senatori indipendentemente dal colore politico per organizzarvi in maniera sinergica?

Personalmente sono amico con quasi tutti gli eletti perché colleghi del C.G.I.E. Abbiamo una volontà comune di fare gli interessi degli italiani nel mondo. Questo è stato l’appello del ministro Tremaglia.

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