Al di là delle deduzioni di carattere strettamente politico, siamo in presenza di un fenomeno che sino a qualche decennio addietro era pressoché sconosciuto: la tendenza a fare politica su base personale, su relazioni interpersonali, piuttosto che sulla oggettività del progetto politico di per sé stesso e per definizione, cinico, svincolato da sentimentalismi. In poche parole: «siamo amici e siamo d’accordo, andremo avanti ad ogni costo».Alcuni episodi significativi dimostrano quanto, ultimamente, gli affetti ed i rapporti personali, condizionino la politica italiana. I rapporti Berlusconi-Bossi, Berlusconi-Fini, per esempio, stigmatizzano un patto tra compagni che si vogliono bene più che collaborazioni politiche tra leaders di partito. L’elettorato moderato non capisce ed onestamente non si può pretendere che capisca.E’ dunque una moda? Oppure è diventato sistema? Non crede, sig. Augias, che si stia adoperando una alterazione che con la politica ha poco a che fare? La stima e l’affetto così intesi finiscono con l’anticipare di un attimo la politica, a priori, senza alcuna volontà di adattarsi ai cambiamenti e senza adeguarsi alle dinamiche in evoluzione. Non trova?