L’istituto italiano di tecnologia proietta Genova nel futuro

Quella parte dell’Italia che funziona

Il progetto predispone posti di lavoro qualificati per 35 dottorati in un’area logistica provvisoria di 2.800 mq dei Magazzini del Cotone messi a disposizione del Comune di Genova

Che in Italia non ci siano risorse da poter investire in ricerca, è risaputo, ma ci sono delle eccezioni. Nei settori d’eccellenza, per esempio, si registrano, invece, delle interessanti inversioni di tendenza. Parliamo del Laboratorio Italiano di Tecnologia (LIT) appena nato a Genova. L’Istituto si occuperà di neuroscienze, bio, nanotecnologie, robotica ed automazione.

Lo studio è imperniato sulla scienza dell’infinitamente piccolo facendo conto sulla interdisciplinarietà di più specializzazioni in simbiosi tra loro: per le nanotecnologie collaborerà il Direttore del Laboratorio di Fisica (Nest) della Scuola Normale di Pisa Fabio Beltram, per le neuroscienze il Direttore del Laboratorio di neurologia della Normale Lamberto Maffei, per la robotica Giulio Santini dell’Università di Genova.

La guida del LIT è affidata al Direttore del Laboratorio Nazionale di nanotecnologia (Nnl) Roberto Cingolani il quale spiega: «Il nostro sogno è trasferire alcuni meccanismi naturali,apprendimento, movimento, autoadattamento, ad una macchina molto perfezionata dal punto di vista elettronico e meccanico. Un robot che si muova come un essere umano e che sia in grado di sostituirlo in determinate situazioni».

In Giappone, a Waseda, sono stati realizzati esemplari di robots in grado di compiere attività complesse, ma il LIT si propone un obiettivo che va decisamente oltre. Si tenterà, sembra di capire, di fornire di una mente il sistema meccanico a tal punto sofisticato da compiere azioni frutto di una sintesi strettissima tra la biologia, la fisica, la chimica e l’ ingegneria. Sembra fantascienza ma non si tratta solo di una ipotesi suggestiva o di una utopia.

Sarà possibile realizzare dei robots che, introdotti nel corpo umano, potranno compiere missioni mirate come quella di attaccare ed “uccidere” un determinato batterio, oppure addirittura svolgere dei compiti complessi come apprendere dall’esperienza, ricordare attraverso le analogie.

Uno degli studi che sarà affidato ai ricercatori riguarderà il Tat, (Trans Activator of transcription), una proteina presente nel virus dell’Hiv. Si è scoperto che un “pezzettino” di questa Tat sarebbe in grado di trasportare un farmaco dall’esterno della cellula sino al nucleo. «Le tecnologie umanoidi – continua Roberto Cingolani – hanno più applicazioni: l’esplorazione spaziale, il lavoro in ambienti ostili come la pulitura di cisterne, lo smaltimento, l’esplorazione subacquea, la chirurgia, la diagnostica, la riabilitazione motoria, il supporto domestico. Per creare la mente del robot dovremo raffinare i meccanismi di coordinazione nano-cervello, di interazione, imitazione e comunicazione, e la capacità di afferrare oggetti, sensori e microsistemi intelligenti, tessuti artificiali, sensori tattili, micro e nano-muscoli, sensori acustici-inerziali e a fibra ottica».

Il progetto predispone posti di lavoro qualificati per 35 dottorati in un’area logistica provvisoria di 2.800 mq dei Magazzini del Cotone messi a disposizione del Comune di Genova. La sede definitiva è ancora da scegliere tra i locali dell’ex ospedale psichiatrico di Genova-Quarto e l’area delle vecchie acciaierie. In epoche in cui la polemica sulla fuga dei cervelli imperversa nel Paese, il LIT è un esempio contro tendenza d’altronde, nella ricerca scientifica di alto contenuto tecnologico, l’Italia vanta più di un contributo d’eccellenza.

Nella finanziaria del 2004, al LIT, sono stati destinati 1.050 milioni di euro in 10 anni con le collaborazioni scientifiche dell’Istituto nazionale di Fisica della materia (InFm) e il Dixet, il distretto tecnologico con altre cento aziende del settore hi-tech nonché la partecipazione della grande industria e della finanza con Mediobanca, Fimmeccanica e Fiat. Ci troviamo al cospetto di un programma di studio di grande specializzazione, di altissimo livello e caratura mondiale che gratifica di molto il settore scientifico.

Anche se ultima in Europa per quote di investimenti per la ricerca, con un numero di ricercatori di tre volte inferiore a quelli di Germania, Regno Unito e Francia, l’Italia riesce ad emergere per la qualità e l’importanza dei suoi progetti scientifici. «Il successo della ricerca in campo tecnologico – sottolinea Cingolani – dipende da tre fattori: i cervelli, i finanziamenti, il tempo. Quest’ultimo talvolta viene sottovalutato…se un centro di ricerca dispone dei migliori cervelli e di fondi cospicui, ma arriva secondo, è bruciato».

Ciò che era possibile solo nella fantasia degli scrittori, oggi sembra oramai realizzabile ad opera del LIT. Sino al secolo scorso nessuno avrebbe mai potuto supporre che, parlare di studi della plasticità del sistema nervoso motorio e visivo, di influenza dell’ambiente sullo sviluppo del cervello nei primi giorni di vita e la conoscenza dei suoi effetti a livello ormonale, molecolare e neurofisiologico, avrebbero avuto grande importanza addirittura per la robotica.

L’esempio del LIT è da emulare, è un’ottima iniziativa nel settore ricerca italiano. Non resta che auspicarne il successo.

Lascia un commento

My Agile Privacy
Questo sito utilizza cookie tecnici e di profilazione. Cliccando su accetta si autorizzano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su rifiuta o la X si rifiutano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su personalizza è possibile selezionare quali cookie di profilazione attivare.
Attenzione: alcune funzionalità di questa pagina potrebbero essere bloccate a seguito delle tue scelte privacy