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Nuove regole repressive per gli automobilisti

Un codice di comportamento, una regola civile, esige il rispetto di quanti ne sono i destinatari. La disciplina richiesta è indicata attraverso un’opera di istruzione e di convincimento che fa capo all’educazione ed alla opportunità collettiva di adeguamento.

Di solito, quando si trasgredisce ad un comando, oppure si viola una legge, vengono previste ed erogate delle sanzioni punitive. E’ una consecutio facile abbinare un castigo, una punizione per ogni comportamento non ligio alla regola.

In un contesto progredito e civile, però, la sanzione non può essere vista sempre come la soluzione. Il progresso, è opinione pressappoco unanime, affronta il tema dell’imposizione regolamentare cercando di evitare la pena fine a sé stessa. Il percorso civile della proposta necessaria, procede per gradi con gli approcci relazionali a tutti i livelli a partire dalla scuola. La specificazione del “non si fa” perché “altrimenti…”non ripaga mai nel lungo periodo. L’adeguamento spontaneo alla legge deve subire un processo “digestivo” graduale tale da pilotare i destinatari al rispetto delle indicazioni sancite.

Un esempio di progressivo inasprimento delle pene è la patente a punti. La Corte Costituzionale ha già inficiato di tre quarti la norma là dove non prevede la contestazione immediata al trasgressore. In pratica, si decurtava dei punti, in proporzione alla violazione, la patente del proprietario del veicolo “cattivo”. Il proprietario era sempre responsabile di quella violazione anche quando non era stato lui in prima persona a commettere l’infrazione. Con la stessa logica, si potrebbe condannare all’ergastolo, per esempio, il Sig. Caio, perché con la sua arma è stato commesso un omicidio da un altro.

Corte Costituzionale permettendo, si sta pensando di passare ad un’altra forma di repressione altrettanto incomprensibile se non addirittura più violenta: oltre alle sanzioni già previste, fermare l’autoveicolo per un periodo di tempo proporzionato alla gravità della violazione. Anche questa nuova brillante soluzione sarà bocciata dalla Corte, si sa, per violazione di sei o sette diritti inviolabili dell’uomo e cominciare dal diritto di proprietà ecc.

Un Paese democratico, invece, deve concepire le proprie normative su principi sani di coesistenza, preoccupandosi della prevenzione più che del castigo. E’ dimostrato che reprimere, vietare, sancire ed erogare sanzioni gravi non è mai servito a niente, ma paradossalmente, più si parla di libertà, più ci si impegna a punire. Se fosse solo per le punizioni allora è possibile prevedere misure ancora più efficaci. Per esempio: non rispettare il semaforo rosso potrebbe comportare, oltre al pagamento di una somma rilevante, anche la distruzione di una portiera e del cofano anteriore; sorpasso in curva, fermo dell’auto per 20 giorni e distruzione di tutti i vetri e poltroncine; inversione del senso di marcia su autostrada, smantellamento delle parti meccaniche e di carrozzeria con strappo dei documenti e della patente in loco; non fermarsi allo stop, ritiro della patente, distruzione di portiere, cofani e squarcio di tutti gli pneumatici, fermo dell’auto per due mesi con obbligo di firma giornaliera alla parrocchia di quartiere per la recita di preghiere, giaculatorie ecc…

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